Paziente

Camilla, 35 anni, impiegata

Patologia

Durante una marcia domenicale in centro a Padova la paziente è caduta, causando un trauma alla mano destra nel tentativo di proteggere il viso. Si è recata in pronto soccorso e la radiografia ha riscontrato una frattura lievemente scomposta ed ingranata della base del quinto metacarpo. Viene immobilizzata fino al giorno successivo, quando il team di medici dopo consulto decide di tentare una manovra riduttiva. Con l’intento di evitare l’intervento, vogliono allineare i capi ossei ingranati con una manovra di trazione. Nonostante l’anestesia locale la paziente sente fortissimi dolori, perciò la rimandano a casa per poi operare la mano dopo 5 giorni dal trauma. Utilizzano dei fili di Kirschner e riparano così la frattura mettendo poi a riposo la mano in un bendaggio per un mese. Alla rimozione dei fili la radiografia mette in luce che ci sono processi riparativi in atto, perciò i medici indicano di utilizzare una polsiera ancora per altri 10 giorni e di iniziare la fisioterapia.

Trattamento

La paziente si rivolge al nostro centro per iniziare la riabilitazione. Al suo arrivo la mano si presenta gonfia, con limitazione ai movimenti di polso e dita, e dolente. Occorre quindi sfiammare la zona co Laser terapia YAG e con esercizi mirati al recupero dei movimenti passivi, con lente manovre fatte dalla terapista. Grazie a massaggi delicati drenanti si evita l’insorgere di una terribile complicanza che a volte sopraggiunge dopo le fratture alle mani: l’algodistrofia.

Dopo circa un mese si nota il miglioramento nei movimenti attivi del polso e del dito indice e medio, mentre ancora sono molto dolenti l’anulare e il mignolo. Viene aggiunta la terapia BEMER per migliorare il deposito di calcio a livello della frattura, permettendo così alla paziente di iniziare ad utilizzare la mano per le sue attività della vita quotidiana e del lavoro.

Al controllo successivo resta rigidità solo alle ultime falangi delle ultime due dita, ma il dolore cambia: le dita ora sentono dei formicolii. Questo induce il medico fisiatra e i terapisti che seguono la paziente a pensare che sia sorta qualche altra complicanza. L’esame eletromiografico infatti indica una latente sindrome del Tunnel Carpale che con il trauma è peggiorata.

Dopo aver evitato la sindrome algodistrofia e sfiammato la mano grazie a Laser YAG, massaggi drenanti e BEMER, la riabilitazione continua per risolvere la sindrome del Tunnel Carpale, grazie all’idrogalvano terapia. Quest’ultima consiste nell’immersione della mano in una bacinella di acqua, nella quale viene fatta scorrere la corrente antalgica, che, grazie all’acqua, verrà distribuita in modo uniforme in ogni parte della zona immersa.

Il medico ortopedico visita la paziente presso il nostro centro, riscontrando il miglioramento della situazione generale, e indicando di aggiungere l’utilizzo di un tutore fatto appositamente per la rigidità del dito mignolo. Procede poi con una infiltrazione al livello del Tunnel Carpale.

Conclusione

La paziente dopo i trattamenti eseguiti ha risolto le sue patologie, riprendendo la sua vita normale e la piena funzionalità della mano. La frattura è consolidata, le dita si muovono ancora non completamente libere ma sicuramente meno dolenti di quando ha iniziato la terapia 4 mesi prima. Prenderà inoltre in considerazione un eventuale intervento al Tunnel Carpale soltanto se sarà strettamente necessario.

Autore: Maddalena Detogni, Fisioterapista